IL PALAZZO GRIMALDI E IL PIANO DI SISTEMAZIONE DELL’AREA CIRCOSTANTE IL SANTUARIO

Mi  sono interessato del Palazzo dei Grimaldi   nell’ambito di una mia pubblicazione riguardante  I Grimaldi. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feudalità all’Unità d’Italia,  Bastogi Editrice Italiana, Foggia 2006. Monografia in cui ho approfondito i vari aspetti della storia feudale de Gargano, con specifico riferimento alla nascita dell’Honor Sancti Angeli, della Signoria degli Scanderbeg, dei di Sangro,  di Consalvo di Cordova, del problema degli usi civici e l’usurpazione del demanio pubblico, dei catasti onciari, del disboscamento e del problema delle “cesine”, e così via, fino alla Rivoluzione del 1799 e successivamente dell’eversione della feudalità e quindi del processo storico-politico che porterà  il Gargano, prima verso il Risorgimento e poi all’Unità d’Italia. Il tutto visto nell’ambito dell’avvento dei Grimaldi, quali feudatari di Monte Sant’Angelo, che, dal 1552, data di acquisto del feudo da parte di Gerolamo Grimaldi, genovese, detennero il feudo fino al 1802, anno in cui esso venne venduto al Comune di Monte Sant’Angelo, con 253.000 ducati. L’attuale Palazzo venne costruito nel 1750, al tempo dell’ultima erede dei Grimaldi, la principessa di Gerace, Maria Teresa, la quale, non potendo più sostenere l’aggravio di spesa che il castello sua dimora richiedeva, si fece costruire, adiacente la Basilica, il “Palazzotto Nuovo”, così chiamato perché di nuova costruzione in stile barocco.

Palazzo Grimaldi (sec. XVII)

Nel Settecento vi si entrava attraverso un grande portone che si trova attualmente murato su Via Carlo d’Angiò, proprio di fronte la Basilica. Solo successivamente fu aperta un’altra entrata su via Reale Basilica. Vi si accede salendo 5 scalini, in un ballatoio scoperto, con al centro la scalinata. A piano terra si trovava la stanza del guardiano, due camere adibite a carcere, la stalla e il pagliaio. Per mezzo di una scalinata di 27 gradini di pietra dura si accede all’appartamento composto di parecchi vani e accessori.

  Piazza Carlo d’Angiò. La Basilica di San Michele. A destra il Palazzo Grimaldi.

La facciata è caratterizzata da ampi balconi in stile barocco, ornati da eleganti sculture e decorazioni. Internamente vi si trovano vari affreschi risalenti alla fine del Settecento. Col passare del tempo la struttura del Palazzo, tuttora di proprietà privata,  ha subito evidenti trasformazioni e alterazioni, tanto da pregiudicare la stessa stabilità del palazzo, fino a quando, negli ultimi decenni, il Palazzo stesso non è stato abbandonato, subendo così un graduale degrado ambientale, tanto da richiedere vari interventi, dopo  segnalazioni  per la stessa incolumità dei cittadini. Per questo, oggi, mi trova consenziente l’iniziativa intrapresa dalla Sezione di Italia Nostra Terre dell’Angelo, tramite la sua Presidente Maria Gioia Sforza, di segnalare alla Sovrintendenza di Bari il degrado ambientale  del Palazzo e di chiedere il riconoscimento di tale Palazzo come Bene di Interesse Culturale, in base alla legge del 22 Gennaio 2004, n. 42. Questo perché il Palazzo

Piazza Carlo d’Angiò. A destra la Casa del Pellegrino. A sinistra il Castello.

Grimaldi ricade in un contesto altamente culturale, vista la vicinanza con il Santuario di San Michele, diventato, dal 2011, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Infatti, sia il Palazzo che il Santuario sono ubicati in un unico contesto storico-monumentale, tale che lo stato di degrado del Palazzo pregiudica la visibilità e la onorabilità dell’intero contesto storico del Sito Unesco,  in quanto il Palazzo Grimaldi è in uno stato di evidente degrado, con porte ed infissi cadenti, tettoie pericolanti, balconi con relative sculture abrase e così via, per non parlare poi della presenza di antiestetici cavi elettrici, di cui è stata richiesta l’eliminazione e che continuano a deturpare il sito UNESCO in maniera inaccettabile. Ad aggravare poi la situazione è il totale abbandono del Palazzo da  parte dei proprietari, di cui più volte il sottoscritto ha fatto presente all’Amministrazione di intervenire presso gli stessi affinché predisponessero un Piano di restauro e di riqualificazione ambientale, oppure di acquistarlo per metterlo a disposizione della collettività. Ma, a tutt’oggi nulla è accaduto. Del resto il tutto dovrebbe far parte di un Progetto di sistemazione dell’intera area circostante il Santuario di San Michele, che, non sappiamo per quali motivi, è ancora fermo. Progetto che vede in primo piano la riqualificazione dell’intera zona della Piazza Carlo I d’Angiò, su cui cade anche il Palazzo dei Grimaldi, l’intero complesso della Casa del Pellegrino, con  la parte sottostante l’Olmo e la parte sovrastante del Castello. Per questo faccio mia la richiesta, quale Socio della Società di Storia Patria per la Puglia, e quale uomo di cultura, alla   Dott.ssa M. Carolina Nardella, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, di inserire il Palazzo Grimaldi nei Beni di Interesse Culturale. Tutto ciò nell’ambito di un discorso che veda il nostro patrimonio culturale al centro della rinascita e dello sviluppo della città micaelica, la cui storia affonda le sue radici in un percorso di civiltà e di cultura di cui il culto di San Michele e il suo pellegrinaggio, tramite la  Via Sacra Langobardorum, hanno saputo creare le premesse, insieme agli altri itinerari della fede, fra cui la Via Francigena e il Cammino di Santiago, per l’unità politico-culturale dell’Europa.

                                                                                GIUSEPPE PIEMONTESE
Società di Storia Patria per la Puglia

 

 

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