LA COSCIENZA DEI LUOGHI

Spesso nei miei scritti abbiamo incontrato termini come “anima dei luoghi”, “coscienza dei luoghi”, “sviluppo locale autosostenibile”, “progetto locale”, ecc. Vediamo allora di definire meglio tali termini, rapportandoli anche alla nostra realtà quotidiana. Parlare di “anima dei luoghi” significa rivoluzionare il concetto di luogo visto non più come funzionale al territorio ma all’uomo. Cioè si deve passare dal concetto di paesaggio visto solo come luogo da ammirare, a luogo da comprendere e da amare. 

Con questo cosa voglio dire? In effetti fino ad oggi la “terra”, intesa come luogo da abitare, è stata vista solo come luogo da sfruttare e da consumare a fini produttivi e commerciali. Mentre oggi la “terra” deve essere vista come territorio, cioè come un organismo che ha una sua vita propria, con i suoi cicli vitali di crescita e di morte, di rinascite e di sviluppo in un’ottica autosostenibile. In questo senso possiamo affermare che ogni luogo ha un’anima, una “personalità” da rispettare e far crescere. Bisogna fare in modo che ognuno di noi ascolti, come scrive James Hillman, l’anima dei luoghi, la scopra e la faccia sua, così  come l’anima di una persona. Bisogna recuperare in altri termini il concetto di luogo nella sua complessità “…corporea, certamente, ma anche psichica, nomadologica, architettonica, istituzionale… significa ripercorrere un cammino che porta alla ridentificazione, al reincanto, alla cura. Cura che richiede saperi contestuali ed esperti connessi al fatto che “i luoghi hanno ricordi”. Tutto questo ci porta all’altro concetto di “coscienza di luogo” “concetto fondante per la messa in atto di forme partecipate di “cura” del paesaggio stesso, inteso non come sfondo pittorico, ma come ambiente di vita delle “genti vive”.  Per diversi decenni, e precisamente dagli anni Ottanta fino a tutto il Duemila, abbiamo assistito alla graduale distruzione del paesaggio e ad un eccesivo consumo del suolo per fini speculativi. E ci riferiamo, in particolare,  alle politiche sociali e culturali del passato che hanno distrutto il senso di appartenenza ad un luogo, ad un territorio, e oggi al processo omologante della globalizzazione che sta distruggendo gradualmente le culture locali, l’impoverendo il Sud del mondo e creando così le basi per l’attuale crisi economica e finanziaria dei paesi occidentali.

Il Castello

Tuttavia in questi ultimi anni c’è nei riguardi del paesaggio e del territorio, una maggiore coscienza derivante da una nuova sensibilità dovuta soprattutto ai movimenti provenienti dal mondo ecologico, fra cui Legambiente, Italia Nostra, il FAI, ecc.,  tanto da portare l’uomo a riaffermare le identità dei luoghi, le differenze, le unicità culturali, le ricomposizioni sociali, la sovranità popolare rispetto alle oligarchie politiche ed economiche del neoliberalismo. Alla base di tutto ciò vi è una voglia e una nuova consapevolezza di “riappropriazione culturale e affettiva dei luoghi” da un punto di vista ambientale, territoriale, culturale, identitaria, ma anche con un’ottica nuova sulla loro valenza di produzione di ricchezza del territorio su cui agire. Tuttavia, secondo noi, conseguenzialmente all’acquisizione della coscienza di luogo dovrebbe seguire un maggiore sviluppo locale autosostenibile, inteso come “valore aggiunto territoriale”, capace di produrre ricchezza e prosperità derivante dalla capacità della popolazione locale di progettare il proprio futuro in base ai valori patrimoniali del proprio territorio. Cioè essere artefice di un “progetto locale”, che non può che partire da una preliminare ritrovata

Il Centro Storico

capacità, da parte di ogni componente della comunità, di leggere il territorio nella sua complessità e nelle sue opportunità, nella configurazione storica, sociale, economica del territorio, così da giungere a un patrimonio condiviso di autoriconoscimento identitario e valoriale del proprio ambiente di vita che è alla base di scenari e progetti consapevoli di trasformazione.

Purtroppo quando andiamo ad analizzare il grado di partecipazione e di identificazione della gente ad un “progetto locale”, ben poco riusciamo a scorgere o a renderlo possibile. E ciò specie se il tutto viene riferito alla scarsa capacità dei partiti e quindi di chi li rappresenta, di portare un contributo reale e fattivo nel creare lavoro ed opportunità. Tutto questo lo vediamo purtroppo nella nostra realtà, quella di Monte Sant’Angelo, in cui i partiti  non riescono a realizzare alcun “progetto di rilevanza economica” oltre che di rilevanza culturale. E questo perché manca una conoscenza approfondita del nostro territorio, e quindi delle sue reali potenzialità. Del resto sappiamo che  il territorio non è una tabula rasa, ma un luogo denso di segni e significati, di relazioni di paesaggi, di culture, con cui le trasformazioni devono fare i conti per non distruggere l’identità, ma anzi, attraverso la loro valorizzazione, creare “valore aggiunto territoriale”. Valori che debbono far si che il passato sia generatore di potenzialità e di iniziative per il presente. Ormai è tempo di passare alla fase progettuale e, quindi, alla elaborazione di Piani, Progetti e Nuove Politiche, che diano alla nostra Città un futuro e nuove possibilità di sviluppo e di crescita economica. C’è bisogno della valorizzazione e del coinvolgimento dei soggetti portatori di nuove idee e di nuove “economie” legate al territorio. Bisogna essere coscienti del proprio territorio e da esso partire al fine di produrre ciò che si ha,  ciò che si consuma, come si abita in ciascun luogo, ricostruendo le conoscenze e i saperi necessari a trasformare il proprio modello di sviluppo. E tutto questo lo si può realizzare solo se c’è la partecipazione della gente ad un Progetto condiviso e solidale, superando ogni individualismo e ogni visione partitica della società, che tende a dividere più che ad unire. Quindi, essere in grado di produrre benessere in forme durevoli, consentendo la riproduzione e la valorizzazione allargata delle proprie risorse patrimoniali (ambientali, territoriali, umane), con scambi solidali, mobilitando all’interno del sistema tutte  le energie sociali della città. Da quanto detto, quindi, scaturisce una nuova forma di “essere nel mondo”, come affermava M. Heidegger, in maniera tale che il luogo in cui si vive sia l’espressione della propria cultura e della propria identità.

 

 

                                                     GIUSEPPE PIEMONTESE
Società di Storia Patria per la Puglia

 

 

 

 

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